Illustrazioni a cura di Samuele Recchia
Quando incontrai Francesco per la prima volta, dire che lo conobbi fu ed è tutt’ora una parola che mi esento da utilizzare, fu in un troppo freddo inizio Novembre in una città che, a parer suo, non esiste (lo capirete per tempo). Per l’esattezza, ci incontrammo in dei sotterranei in quel di Lucca, durante la Quarta Edizione del BORDA!FEST, Produzioni Sotterranee, all’interno della cinta muraria che per l’appunto cinge la città, con un tasso di umidità alle stelle nel bel mezzo di questo Festival di Editoria Underground che ancora resiste all’ombra di un grande colosso con una risonanza non indifferente.
È il 2017 e Francesco mi si presenta come uno dei tanti espositori dal quale ho il piacere di comprare il prototipo stampato in casa su carta da fotocopia e gettato lì con noncuranza sul suo minuscolo banchetto, di ciò che sarebbe poi diventato questo volume, accompagnato dall’onirico, visionario e un po’ naïf, Samuele Recchia, illustratore di Prato che ormai da quasi due anni è una delle colonne portanti della nostra casa editrice.
Mi si presenta come “un ragazzo estremamente timido”, a sua detta, vagando senza apparente logica tra le centinaia di stand del Festival, come sospeso mezzo metro da terra. Devo ammettere che la prima impressione che mi diede non fu delle migliori, e forse nemmeno la seconda, ma adesso ci arriviamo. Mi sembrò un idiota, detto senza mezzi termini. Un hipster qualunque con un cellulare troppo vecchio da avere persino una fotocamera e dei capelli ricci che più o meno hanno la stessa logica dei suoi racconti.
Divorai un pomeriggio, stando allo stand della nostra casa editrice questo piccolo spillato che è solo una minima parte di questo attuale volume, nei piccoli momenti di pausa tra un avventore e un altro, ai quali, si sa, bisogna sorridere, e prestare la giusta attenzione.
Concluse quelle poche e sgangherate pagine ci vidi con notevole stupore un potenziale che penso neanche Francesco credeva e crede tutt’ora d’avere. Proprio in quel preciso istante lo vidi fermarsi di fronte alla nostra base, e con sincerità gli espressi notevole ammirazione, e contro tutti i consigli dei miei colleghi, su due piedi, senza effettivamente neanche conoscerlo, gli dissi che sarebbe stato bello rielaborare quel prototipo con quel potenziale e farlo diventare un vero e proprio libro, con tanto di illustrazioni in ogni dove. Ancora oggi come al momento della sua risposta mi è e mi fu difficile decifrarlo. Parve piacevolmente sorpreso ma la sua reazione non faceva trasparire il solito trasporto che uno scrittore, che non sa neanche di esserlo, di solito ha quando un editore gli confida di essere seriamente intenzionato a pubblicarlo.
Dopo quel giorno ci furono diversi mesi di silenzio, e in realtà quasi un anno, finchè non ricevetti un suo sms. Ovviamente un sms, Francesco non ha uno Smartphone ed è già tanto che sia presente su Facebook. Io purtroppo avevo perso il suo numero dopo qualche mese da quell’incontro a Lucca, e proprio la mattina del giorno in cui mi scrisse ritrovai per caso nello scaffale della mia libreria in ufficio dedicato alle conquiste editoriali underground in giro per il mondo, quel malandato booklet fatto in casa. Non sono un fatalista e non credo nel destino, ma quando lo chiamai il giorno stesso esclamando “Stamattina stavo proprio pensando a te!”, posso affermare fosse una frase sincera e non una frase di circostanza per sopperire al silenzio di quei lunghi mesi.
Di lì a qualche giorno fu un attimo, e ci incontrammo per la seconda volta per parlare di quel prototipo e dell’offerta che gli feci. Anche quella volta non mi fece una buona impressione, e non perchè lavorasse in Biblioteca a Bologna per arrotondare e arrivare a fine mese (che tutti maledicano il mercato immobiliare bolognese), no non fu per quello, e nemmeno per i vestiti troppo larghi che piano mi confermavano la teoria dell’hipster avvallata al primo appuntamento.
Francesco ha la strana abitudine di mettere lo smalto alle unghie. Nulla di tutto ciò però riguarda la sua sessualità per quanto lui stesso consideri l’Amore molto più libero e universale di quanto molti facciano. E dopo un po’ non riuscii a trattenermi e ad esimermi dal chiedergli del perchè. Non che avessi qualcosa in contrario, semplicemente lo trovavo bizzarro, e mi fece incuriosire non poco.
La risposta che mi diede, per quanto io ora lo possa prendere per il culo, mi fece cambiare l’idea che mi ero fatto di lui. Francesco non era e non è per niente un idiota o un hipster. Molti lo definirebbero una persona strana, sopra le righe, e sicuramente sarebbe d’accordo anche lui a riguardo. Ma quella semplice risposta, confermò invece, ciò che il mio inconscio provò leggendo per la prima volta Brevi Storie Senza Significato.
C’è qualcosa di leggiadro e profondo in lui. Qualcosa che parlando nella “sua estrema timidezza” non riesce ad esternare ed esplicitare, ma che attraverso i suoi racconti arriva dritto in faccia, o al cuore, che dir si voglia. Francesco dentro di sé porta un gran peso. Un peso indefinibile e indecifrabile che attraversa migliaia di affollate riflessioni sul contemporaneo a cui lui guarda certe volte con disprezzo, certe volte con rassegnazione e tristezza, ma che affronta con una leggerezza ossimorica quando vive al di fuori delle sue pagine.
È uno spettatore errante, un cantastorie circense, un allegorico cantore della tradizione orale che tra metafore assurde e dialettiche antiche e oniriche spiazza il lettore sbattendogli in faccia la realtà. La realtà che abbiamo attorno tutti i giorni.
Colpisce. E colpisce forte. Colpisce duro. Senza risentimenti e mezzi termini.
Dal mio canto poi è da ammettere il motivo che mi ha convinto a portare avanti questo progetto con costanza e dedizione.
Leggendo i suoi racconti, uno in particolare, io ho pianto. Non vi svelerò quale per evitare inutile hype, ma a me quello è bastato per capire cosa avevo di fronte.
Francesco è un Poeta di sogni e segni che senza staccare i piedi da terra svela un Mondo a cui apparteniamo e che ci siamo forse dimenticati di contemplare. In silenzio. Come fa lui.
Per me è stato facile e immediato immaginarmelo asettico di fronte a un foglio. Immobile e in silenzio, con movimenti pesati e misurati, mentre dalle sue dita esce un flusso di coscienza che urla al lettore e al Mondo stesso.
Senza soffermarsi troppo sul significato della vita Francesco ci dà le motivazioni per la vita.
Grazie Francesco e per avermi fatto vivere questa meravigliosa avventura.
“Tratto dalla Prefazione”